Eccoci alla seconda puntata dedicata a Grazia Deledda, scrittrice sarda che è riuscita a dare risonanza mondiale alla Sardegna, riuscendo ad ottenere un premio Nobel per la letteratura partendo da totale autodidatta.
Sposatasi nel 1900 con un funzionario statale, si trasferisce a Roma, dove trascorrerà tutta la sua vita dedicandosi alla sua famiglia e all’arte: tra il 1902 e il 1920 scrive Elias Portolu, L’edera, La madre, Canne al vento, Cenere, Colombi e sparvieri, Marianna Sirca e non solo.
Elias Portolu e Canne al vento
Elias Portolu, probabilmente tra le sue opere più apprezzate, racconta la storia d’amore di un ex detenuto per la cognata; Canne al vento, un altro tra i suoi titoli più rinomati, descrive invece le vicende di un uomo travolto da una storte spietata.
Durante il corso della sua vita i romanzi andranno sempre più affinandosi, di pari passo con l’approfondimento della conoscenza della lingua; abbandonati da un lato una certa monotonia di situazioni e la tendenza a tradurre espressioni dal sardo, riusciranno a spiccare al meglio la forza del suo stile, la potenza della sua fantasia, la ricchezza delle immagini e dei personaggi da lei delineati, profondi, concreti e vitali.
Il premio Nobel per la letteratura
Tale evoluzione è talmente forte ed evidente, tanto che l’autodidatta Grazia Deledda ottiene nel 1926 il premio Nobel per la letteratura, in quel momento forse inaspettato ma guadagnato senza alcun dubbio.

La motivazione alla base del premio, che pone la Deledda in un podio che pochi altri italiani hanno avuto l’onore di toccare, parla chiaro:
“ La sua potenza di scrittrice sostenuta da un alto ideale che ritrae in forme plastiche la vita qual’è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”.
Durante il corso della sua vita i romanzi andranno sempre più affinandosi, di pari passo con l’approfondimento della conoscenza della lingua; abbandonati da un lato una certa monotonia di situazioni e la tendenza a tradurre espressioni dal sardo, riusciranno a spiccare al meglio la forza del suo stile, la potenza della sua fantasia, la ricchezza delle immagini e dei personaggi da lei delineati, profondi, concreti e vitali.

Il premio Nobel per la letteratura
Tale evoluzione è talmente forte ed evidente, tanto che l’autodidatta Grazia Deledda ottiene nel 1926 il premio Nobel per la letteratura, in quel momento forse inaspettato ma guadagnato senza alcun dubbio.

La motivazione alla base del premio, che pone la Deledda in un podio che pochi altri italiani hanno avuto l’onore di toccare, parla chiaro:
“ La sua potenza di scrittrice sostenuta da un alto ideale che ritrae in forme plastiche la vita qual’è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”.
Immagini tratte da:
www.cultura.biografieonline.it
www.sardegnamondo.blog.tiscali.it
www.circolosarditreviso.it